Piemonte: le tue vacanze nella terra delle montagne
Scoperte e sorprese di ogni genere attendono i visitatori...
Ai meno attenti il Piemonte può apparire come una regione in cui il processo di industrializzazione è andato via via sviluppandosi sempre maggiormente, trascinando la regione in un continuo e costante rinnovamento di un ciclopico meccanico industriale. Ciò che all’apparenza può sembrare vero, è invece falso, poichè l’anima contadina delle sue popolazioni resiste e sopravvive con una tale vigoria che, permette a questa regione, di poter conservare delle esperienze di vita vissuta, dei modi di vita e di mestieri che attraverso due epoche, che possono sembrare a prima vista antietiche ma che si completano egregiamente, formano un eccellente connubio. Tutto si è trasformato ed ha avuto una evoluzione che trova la propria origine nella notte dei secoli. In Piemonte, la lavorazione del rame era diffusa in tutto il territorio; curiosamente delle capacità tramandate da padre in figlio ha beneficiato l’industria automobilistica, che ha trasformato i calderari in provetti carrozzieri.
Meritano una citazione i “vernantini”, caratteristici coltelli a serramanico che, grazie alla particolare affilatura vengono ancora oggi utilizzati per i lavori agricoli e domestici e per intagliare il legno. Ed è proprio per la lavorazione del legno, che qui non manca la materia prima. Si spaziava dalle suppellettili di casa sino agli attrezzi per la campagna, la cantina e la stalla. Mobili in stile antico ed in legno pregiato sono tipici della zona di Saluzzo in provincia di Cuneo, dove, ispirandosi alla tradizione degli ebanisti piemontesi del Seicento e del Settecento, si è riusciti ad ottenere oggetti di elevato pregio. Baveno, Mergozzo, Candoglia, sono solo alcuni nomi dei luoghi da cui si può estrarre una preziosa risorsa: la pietra. Granito rosa, pietra verde e marmo sono stati esportati in tutto il mondo, anche se basta osservare le guglie del Duomo di Milano e pensare che tanta meraviglia possiede una precisa matrice piemontese. Solo un piccolo accenno alla tradizione culinaria, in Piemonte sono nati, seppur agli antipodi, il Consorzio a Tutela della Nocciola del Piemonte e l’Associazione Nazionale del Tartufo: chi visita questa regione o si ferma in un agriturismo è quindi “obbligato” per tradizione ad assaggiare questi due meravigliosi prodotti della natura.
Se ci accingiamo per la campagna piemontese di notte, potremmo trovare strani personaggi armati di pila ed una piccola zappa a seguito di un cane. Non dobbiamo preoccuparci poichè non si tratta nè di un malavitoso nè di ex corsaro che va a disseppellire il suo bottino, bensì ci siamo imbattuti in un “trifolau”, un cercatore di tartufi. Ma perchè di notte, al buio? Ci va di notte proprio perchè non vuol far conoscere a nessuno il punto esatto dove ha trovato il tanto prezioso tubero che nasce e vegeta spontaneamente nel terreno argilloso delle Langhe, accanto?alle radici dei salici ed attorno ai faggi ed alle querce. Infatti si dice che la stagione del Piemonte per eccellenza è l’autunno proprio perchè è la stagione del tartufo e del Nebbiolo, da cui nascono i grandi rossi piemontesi; è la stagione della selvaggina e del cardo, protagonista insieme all’aglio ed all’acciuga della famosa “bagna caôda”. Non si può infatti parlare della cucina piemontese senza parlare del tartufo che è il protagonista di una infinità di piatti: dalle fondute, ai risotti, ai piatti di selvaggina. Altri pilastri della gastronomia locale sono anche il riso, le verdure, i latticini, la carne cotta arrosto. Il triangolo da Novara, Vercelli e la lombarda Pavia, è il polo risicolo italiano per eccellenza; la coltivazione riguarda pregiate varietà tra cui l’Arborio, il Carnaroli ed il Vialone nano. Degni di nota anche i formaggi tra cui troviamo: il gorgonzola DOP, di cui Novara ne è l’attuale centro di produzione, il Bra DOP, un semigrasso prodotto da latte vaccino prodotto nelle valli e nelle montagne del cuneese, il Castelmagno DOP, anch’esso un formaggio semigrasso a pasta semidura prodotto nell’omonimo comune, a Pradleves ed a Monterosso Grana, il Murazzano DOP, formaggio grasso a pasta fresca, il Raschera DOP di due qualità dolce o piccante, la Toma piemontese DOP prodotta in quasi tutto il settore alpino la cui stagionatura avviene in grotte naturali.
Tra i piatti da assaggiare in Piemonte di certo troviamo:
- risotto al barolo, il riso viene cotto con brodo e barolo in parti uguali;
- risotto alla finanziera, uno fra i più classici risotti della tradizione, si tratta di un classico riso bianco condito con “salsa” contenente animelle, fegatini, creste e funghi, il tutto cotto con burro e farina;
- tajarin, sottili tagliatelle all’uovo tirate a mano e cotte bollendole e condite con sugo d’arrosto;
- bagna caôda, intingolo, di cui abbiamo già parlato, di olio, aglio ed acciughe servito bollente e tenuto ben caldo anche in tavola da un piccolo fornelletto;
- lepre in Civet, è la versione piemontese della lepre in salmì. L’animale viene marinato per due giorni nel suo sangue allungato con vino rosso, erbe e spezie per poi esser cotto con lardo e burro, nel medesimo liquido della marinatura;
- zabaione, il nome è da far risalire a San Giovanni Baylon patrono dei pasticceri e si tratta delle famosa crema di uova, marsala e zucchero lavorato a bagno maria.