In Lombardia tra monti, natura, laghi e cultura
Per una giornata diversa, per un week end o una vacanza a contatto con la natura
Nonostante tutti pensino alla Lombardia come una regione tra le più industrializzate, il peso dell’agricoltura continua ad essere prevalente e ben radicato nella mentalità della popolazione. Ciò permette la sopravvivenza di una diffusa mentalità artigiana col il conseguente perdurare di attività che purtroppo per il modesto apporto economico sarebbero state in via di estinzione. Invece, grazie ad un insieme di associazioni, le cosiddette “attività manuali”, in modo particolare quelle tipiche di provincia, sono state rivalutate sino a raggiungere risultati di vero e proprio commercio. Brescia e Lecco sono oggi l’epicentro di una fiorente attività siderurgica e non a caso sono zone geografiche in cui lo sviluppo di una fiorente attività artigianale della lavorazione dei metalli vede ancora oggi una interessante produzione.
Gli esempi più significativi sono a Premana, dove ha sede uno dei più importanti centri a livello mondiale per la fabbricazione di forbici e coltelleria in genere, e in Valcamonica, nel bresciano, dove si creano ancora oggi attrezzi agricoli, quali gli antichi magli azionati ad acqua. Forse non tutti sanno che, la Lombardia, tra il Cinquecento ed il Seicento, esportava armi in tutta Europa!
Durante il periodo rinascimentale, quando si passò dalle maglie di ferro alle piastre d’acciaio, la produzione degli artigiani raggiunse fama internazionale. Nonostante il tramontare delle armature, oggi Gardone Val Trompia rimane ancora un centro molto importante per la produzione di armi. Basti pensare alla famosa Beretta fondata nel 1680. Dagli strumenti di lotta a quelli di piacere, ossia quelli musicali.
Amati, Guarnieri, Stradivari: dal Cinquecento, i nomi di questi tre cremonesi rappresentano la massima espressione della liuteria italiana e sono l’espressione più elevata di un artigianato in continua evoluzione. A Crema ed a Cuvio la produzione di organi, a Stradella quella delle fisarmoniche, in Brianza e nel bergamasco la costruzione dei caratteristici “firlinfö”, ovvero i flauti di Pan. Anche la presenza di grandi estensioni boschive in tutta la fascia alpina e prealpina della Lombardia è stata il primo forte incentivo per lo sviluppo di tutte quelle attività legate alla trasformazione del legno. La Brianza, vera fucina del mobilio, oramai esportato in tutto il mondo; la Valtellina, per la produzione di botti; il Pavese per la fiorente produzione di sedie antiche impagliate; la zona di Cantù, in provincia di Como, e di Gavirate, in provincia di Varese, per la realizzazioni di pipe in radica, dedicate ad un mercato di veri intenditori che sono n grado di apprezzare esclusivamente prodotti che toccano punte di massima perfezione.
La cucina lombarda non è una cucina unitaria come in altre regioni italiane, bensì ogni provincia ha caratteristiche esclusive. A Pavia, oltre all’omonima zuppa pavese, sono in auge le rape ed il risotto di cui trionfa quello alla certosina. Bergamo ha come piatto principale la polenta con gli uccelli fritti in padella. A Cremona, la città dei liutai e di Stradivari, le specialità sono il salmone, la mostarda ed il famoso torrone. Mantova, è invece rimasta famosa per gli squisiti tortelli di zucca, per il riso alla pilota e per i pesci, veramente splendidi quando sono consumati nelle osterie allineate sulle rive del Po.
Anche a Brescia ed in tutto il bresciano vengono proposte le trote salmonate, le anguille, le carpe ed il carpione che il poeta latino Catullo nominava secoli fa. Chiudiamo con la Brianza, dove le esperienze di Milano, Como, Varese e della Valtellina si fondono sulle tavole care a nomi famosi come Manzoni, Parini, Sthendal: la mortadella di fegato, la faraona alla creta, il risotto giallo con la salsiccia. Alla base di tutto ciò ci sta ovviamente un’agricoltura di prim’ordine. Pensiamo alla produzione di riso in Lomellina e nel mantovano, ai meleti della Valtellina, ai vigneti dell’Oltrepo’ Pavese e della Franciacorta unitamente al patrimonio ittico e quello micologico recuperabile in quasi tutta la montagna lombarda. Un accenno a parte merita però Milano, che la si lega, sì al risotto alla milanese, alla cotoletta impanata, ma anche e soprattutto al panettone, la cui leggenda lo fa nascere ai tempi di Ludovico il Moro, nel medesimo periodo in cui Leonardo Da Vinci dava una sistemata ai Navigli e dipingeva il cenacolo di S. Maria delle Grazie.
Moltissimi sono i piatti della tradizione, ne citiamo solo alcuni, esclusivamente per motivi di spazio:
- mondeghîli, piatto della vecchia Milano, sono polpettine impanate fatte con gli avanzi del bollito, uova, formaggio grana grattugiato ed aromi e cotte nel burro;
- sciatt, frittelle valtellinesi di farina di grano saraceno, acqua e sale e un po’ di grappa, al cui centro c’è il formaggio che nel cuocere si fonde;
- casonsei, pasta ripiena della tradizione bergamasca e bresciana servita con burro fuso e salvia;
- risotto alla milanese, classico risotto condito con lo zafferano che a Monza, vicina cittadina conosciuta per la Villa Reale ed il Duomo in cui è conservata la corona detta ferrea, viene servito con piccoli pezzetti di salsiccia;
- cassoeula, robusta pietanza invernale consistente in uno stufato di verze e carni suine, tra cui puntine, piedini, teste, salsiccia e cotenna;
- rane fritte, piatto ovviamente ben capibile, bandiera gastronomica della Lomellina, unitamente alle rane in guazzetto ed al risotto con le rane;
- pan de mei, formine di pane dolce a base di farina di miglio, semola, zucchero, uova e lievito.