Campania: una terra tutta da scoprire e vivere!
Musica, mare, divertimento e natura, ma anche storia e cultura.
L’artigianato campano va suddiviso in artigianato della Campania ed artigianato napoletano. Sì, proprio così perchè Napoli è un mondo a sè stante, in cui molteplici realtà si fondono in un tutt’uno che risulta essere singolare in tutto il mondo. Questa fondamentale divisione, ha dato origine a due tipi di artigianato ben distinti, il primo quello napoletano basato su caratteri raffinati, il secondo quello più popolare, caratterizzato dalla ruralità dell’entroterra e indirizzato a soddisfare maggiormente i bisogni primari. Parlare di Campania, significa parlare di Capodimonte! Era il 1739, quando Carlo III° di Borbone diede vita ad una manifattura di ceramica.Dopo il suo trasferimento a Madrid venne creata la Real Fabbrica Ferdinandea dalla quale uscirono ceramiche di una tale eccellenza che vennero inviate ed esportate ovunque.?Da questa fabbrica, grazie all’esperienza maturata, nacquero infinite botteghe artigiane che ancor oggi, grazie alla tradizione tramandata, fanno fronte alle richieste del mercato sia italiano che estero. Come Capodimonte detiene il primato delle porcellane d’arte, così Vietri ha il titolo di capitale della ceramica e Cava de’ Tirreni quello delle piastrelle di ceramica smaltate coi decori tradizionali dell’arte vietrese e della maiolica napoletana. Affiancatasi alla creazione della porcellana, delle statuette raffiguranti personaggi, proprio qui a Napoli nacque l’arte del presepio. L’arte del presepio napoletana, va fatta risalire ad un gruppo di artigiani che, sotto la pressione di ricchi committenti che desideravano abbellire le proprie abitazioni per Natale, cominciarono a costruire questi presepi simili a vere e proprie opere d’arte.
Il classico presepio napoletano è una costruzione molto fedele alla realtà: troviamo la grotta, la caverna, il mercato, i personaggi dai mestieri più disparati come l’arrotino, il ciabattino. Le figure realizzate tutte a mano in terracotta e dipinta con vivaci colori vengono poi montate su manichini in fil di ferro e ricoperte con abilità in finissima seta pura e ricamati con perle ed oro. Pochissimi sono rimasti gli artigiani capaci ancora di produrre simili meraviglie, speriamo solo che questi pochi rimasti sappiano tutelare un patrimonio artistico veramente unico.
Un capitolo a parte meriterebbero i coralli ed i cammei. E’ con gli inizi dell’Ottocento che i pescatori, inventandosi artigiani, diedero il via all’arte della lavorazione del corallo per creare monili, statue e quadri incisi a sbalzo.
Nel 1879, venne poi creata la Scuola di Incisione del Corallo che contribuì ad incentivare su largo raggio la produzione, proponendo?lavori di incisione anche su conchiglie, su malachite e tartaruga.
Interessante da visitare il Museo Liverino del Corallo e dei Cammei, dove sono collocati più di un migliaio di pezzi a partire dal XVI°secolo.
E’ limitativo dire che la cucina campana si riduce agli spaghetti ed alla pizza, anche se in effetti queste sono due tra le attrazioni culinarie che caratterizzano da sempre questa regione.
Napoli infatti non ha inventato, come si può credere, gli spaghetti, perchè quasi tutte le paste alimentari sono originarie della Sicilia anche se è della città di Gragnano, la “scoperta” di come conservarle ed essiccarle. Bontà del clima, ricchezza del mare e fertilità della terra, hanno contribuito a fare di questa regione, una fra le più importanti e ricche per quanto riguarda la gastronomia. La cucina, si differenzia per due anime e due stili: quello tipico d’impronta popolare, i cui piatti principe sono come dicevamo la pizza e la pasta e quello più aristocratico a cui fa riferimento?tutta la tradizione dolciaria che è unica.?Basti pensare alla pastiera, alle sfogliatelle, ai babà, agli struffoli!Una menzione va alla mozzarella di bufala campana DOP, protetta da apposito Consorzio di Tutela.?Sembra che la sua produzione ed il suo consumo risalgano al XII° secolo, quando i monaci di S.?Lorenzo in Capua erano soliti offrire ai pellegrini un assaggio di “mozza”. Sempre DOP anche il pomodoro di San Marzano, dell’Agro Sarnese Nocerino, tipico ortaggio coltivato nelle campagne tra Sarno e Nocera Inferiore di forma allungata ed ottimo consumato sia a crudo, sia trasformato in salsa e conservato come pelato.
Numerosi e tutti squisiti i piatti della tradizione campana:
- impepata di cozze, una volta bollite le cozze e dunque aperte vengono condite con limone, prezzemolo ed olio crudo;
- zucchine a scapece, le zucchine vengono tagliate a fettine e fritte nell’olio ed insaporite con aceto e foglioline di menta;
- gattò di patate, polpettone fatto con patate bollite e schiacciate, impastate con uova, prosciutto, mozzarella e provolone;
- pasta fritta, splendido piatto “cosiddetto di recupero”, si usano gli avanzi di pasta conditi con ragù, si lega il tutto con uova sbattute e si cucina come se fosse una frittata;
- zite ripiene, bollite le zite o comunque una pasta corta, a metà cottura la si imbottisce con carne trita di maiale saltato in padella con strutto e cipolla.?Si passa poi in forno per gratinare.
- zuppa di pesce, vengono messi pesci del golfo di Napoli, cozze e vongole con pomodoro, olio, aglio e peperoncino;
- genovese, stracotto di manzo, fatto con magatello, cucinato con cipolle, olio, strutto e salsa di pomodoro;
- polpetielli alla luciana, piatto noto nel borgo di S.?Lucia a Napoli, i polpi vengono cotti lentamente con aggiunta di olio, aglio e peperoncino;
- passatempi, piccoli cibi tipo, tartine con frutti di mare, pizzette, tartine con verdure, che prendono questo appellativo perchè si consumano in ogni momento della giornata e si acquistano agli angoli delle vie.